21 marzo 2006

Riformatori, non riformisti

SABATO E DOMENICA HA MOSSO I PRIMI PASSI LA SEZIONE ITALIANA DELLA SINISTRA EUROPEA. UN NUOVO SOCIALISMO E UNA PLURALITÀ DI CULTURE ALLA SUA BASE.

E’ nata. O meglio, ha deciso di nascere, come farlo e con che ambizioni. La Sezione Italiana della Sinistra Europea ha tenuto ieri e sabato un’assemblea il cui esito non era scontato. Soprattutto non era scontata la vivacità e l’ampiezza della platea degli interessati, coloro che hanno già deciso di farne parte e quelli che guardano con simpatia a questo esperimento.
E non era scontata la riuscita di una riunione di carattere così poco elettorale a soli 20 giorni dal voto.
Forse già questo dice molto sulla natura della “Sezione”. Non un cartello elettorale, né l’aggregazione di Rifondazione più qualcos’altro.
Gli interventi in questo senso sono stati molto chiari.
Citiamo per tutti il segretario della Fiom Gianni Rinaldini che ha sostenuto la necessi tà di «fondare» una cosa nuova e non di rifondare qualcos’altro. Insomma l’esplicita richiesta di un nuovo inizio, di una sinistra completamente nuova.
Sollecitazione alla quale Fausto Bertinotti non s’è sottratto e anzi ha rilanciato, parlando di un «socialismo del XXI secolo» nel quale la «persona» è elemento costitutivo, affiancandosi così al più classico elemento della «classe».
Uno strappo con la tradizione? L’andare «oltre Marx», come ha detto lo stesso segretario del Prc?
Sì, anche, ma non solo. Più che altro la maturazione di una cultura politica nuova che Rifondazione ha elaborato in questi anni. La partecipazione al movimento, da Genova in poi, l’assunzione della nonviolenza, la critica al passato della propria tradizione senza tuttavia cedere alla faciloneria della vittoria del capitalismo e della fine della storia. Oggi l’assunzione dell’obiettivo di creare in Italia una nuova soggettività – la Sezione Italiana della Sinistra Europea appunto – in cui convivano (stavamo per dire, in cui si «pacsano») storie, culture, percorsi differenti, fino a pochi anni fa, in alcuni casi, addirittura divergenti.
Se la globalizzazione ha cambiato il volto del pianeta e del capitalismo, Seattle, Porto Alegre, Genova, il movimento, la critica alla globalizzazione, le grandi manifestazioni per la pace, hanno cambiato la sinistra.
La “Sezione” vuole provare a raccogliere questa sfida. Quella di un «nuovo socialismo, riformatore e non riformista» che metta al primo punto la «cessione del potere alla società», come ha detto Pietro Folena. Che faccia sua quella critica al neoliberismo che «mette insieme storie e culture diverse, pezzi importanti della tradizione comunista, dell’ambientalismo, del cristianesimo sociale e decine di migliaia di giovani che non hanno alle spalle
un approccio ideologico alla realtà» per dirla con Vittorio Agnoletto.
Una sfida difficile, molto – purtroppo – lontana dal riformismo moderato che ha avviluppato buona parte della sinistra italiana.

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