07 giugno 2007

Assemblea Costituente Sinistra Europea


Un ponte tra politica e società
di Walter De Cesaris


Sinistra Europea in Italia sta per diventare una realtà. Il 16 e 17 giugno alla Fiera di Roma all’Eur si terrà l’assemblea nazionale costitutiva.
In Europa, la Sinistra Europea è già una forza concretamente in campo.
Ecco, la dimensione europea. Senza quel riferimento, non si capirebbe nulla del progetto. L’Europa è la dimensione minima su cui investire per la costruzione di una alternativa di società. Dentro i confini dello stato nazione, infatti, si riesce a impostare soltanto una lotta di resistenza che è si necessaria ma non sufficiente per invertire la tendenza e per avviare una nuova politica.
Quello del cosiddetto Libro Verde è soltanto l’ultimo esempio. C’è un attacco generalizzato alle condizioni del lavoro che arriva fino al punto di destrutturare la stessa possibilità per i lavoratori di unirsi e di costituire una coalizione. In questo caso, l’attacco arriva al cuore della contrattazione, mettendo in discussione il contratto
collettivo di lavoro.
Il punto, quindi, è la costruzione di una soggettività politica in Europa che ponga il tema dell’alternativa di società e che riesca a dialogare e a tessere relazioni e alleanze con le sinistre nel mondo che cercano di fuoriuscire dalla gabbia del neoliberismo e della guerra. Pensiamo, in particolare, al laboratorio latinoamericano.
La Sinistra Europea sta dentro questa dimensione di problemi, guarda alla prospettiva di lungo periodo, si propone strategicamente di riattualizzare il tema arduo della trasformazione.
Penso che dobbiamo cogliere un altro punto di fondo di questo nostro progetto. Siamo dentro una crisi e una transizione irrisolte. Una crisi che possiamo inserire dentro il ciclo lungo del fallimento del neoliberismo e, per la specificità del nostro Paese, dentro la crisi del sistema politico italiano.
Due crisi non estranee tra di loro ma che sono l’una dentro l’altra e che, nella loro connessione, moltiplicano gli effetti devastanti.
La nostra consapevolezza è che da questa crisi non si esce inevitabilmente a sinistra, anzi, è forte, molto forte la tendenza delle classi dirigenti, protagoniste di questo fallimento, di scaricarne gli effetti sulla società e di reagire con aggressività e livore, demolendo regole e istanze democratiche.
In altri termini, dalla crisi di questa politica si può passare non a un’altra politica verso l’alternativa ma dentro la regressione dell’antipolitica che, in pratica consente, alle vecchie classi dirigenti di riciclarsi e di continuare, inasprendole, le medesime politiche.
Non per essere profeti di sventura, ma l’immagine apocalittica di un neoliberismo che ci ha travolto nella sua fase di ascesa e ora vuole seppellirci con le sue fuori dalla possibilità di realizzarsi.
Questo rende ancora più forte la necessità storica della costruzione di una soggettività della sinistra che sappia intercettare l’ansia determinata da questa crisi e la sofferenza sociale che essa provoca e sappia
dargli una prospettiva nella direzione della costruzione dell’alternativa. Questa alternativa, come già detto, o ha la dimensione europea e l’aspirazione di proporsi come un progetto forte e di lungo periodo, o non ha alcuna possibilità di avere futuro.
Per questo motivo, non possiamo non ritenere del tutto fuorvianti e, ancora di più inconsistenti, posizioni che immiseriscono il nostro progetto a tattica o che lo piegano semplicemente nella dimensione tutta politicista dello spostamento di questa o quella forza dentro il panorama del sistema politico del recinto italiano.
Anzi, è tutto il contrario. Più il progetto di Sinistra Europea riesce a decollare, ad assumere una dimensione strategica forte, maggiore sarà il contributo che potremo dare alla costruzione in Italia di una convergenza tra forze politiche della sinistra, realtà sociali, movimenti con la determinazione di rompere il tappo conservatore che vecchi poteri e classi dirigenti della politica e dell’economia ancora frappongono per impedire o ostacolare l’avvio di un vero processo riformatore che questo Paese aspetta e merita.
Sinistra Europea, quindi, parla a tutta la sinistra politica e sociale. E’ essa stessa un esperimento nella direzione della costruzione di una soggettività politica nuova che rompa compartimenti stagni e metta in comunicazione politica e società.
Una struttura e rete, con una maglia di nodi verticali (le reti nazionali che aderiscono a Sinistra Europea) e una maglia di nodi orizzontali (le reti locali e territoriali) in cui vige il consenso come metodo di discussione e di assunzione di decisioni.
Una soggettività politica plurale in cui differenti culture e differenti percorsi trovano la possibilità di mettersi in comunicazione e di intessere una relazione stabile.
Una soggettività politica plurale che non annulla le differenze e non mette in discussione l’autonomia politica e culturale di ciascuno.
In Sinistra Europea, nè Rifondazione Comunista, nè altre soggettività si sciolgono ma ognuna mantiene la propria identità e la propria organizzazione. Ma, attraverso, Sinistra Europea, insieme si stabilisce una connessione che non è solo di azione comune ma di uno spazio politico condiviso. Infine, attraverso le reti territoriali, e quelle che abbiamo chiamato le Case della Sinistra e laboratori sociali, c’è la possibilità di ulteriore contaminazione, di una connessione più profonda, di una relazione più intensa con le realtà concrete del territorio e le vertenze che concretamente si svolgono.
La Sinistra Europea è, quindi, anche un esperimento nella direzione di realizzare nuove pratiche del conflitto e nuove forme dell’agire politico, superando la consuetudine per la quale ai movimenti spetterebbe la radicalità di un interesse particolare e al partito la mediazione in un presunto interesse generale.
C’è un’attivazione partecipativa. Questa stessa pubblicazione cerca di dare voce direttamente alle reti nazionali che si sono costituite fino a un certo momento. Ma la realtà è ancora più avanti. Nuove realtà si sono formate e si stanno costituendo. C’è l’elemento della territorialità che nella sua specificità ed originalità non si riconduce automaticamente dentro la sfera che qui viene descritta.
Ma questo è inevitabile in tutti i processi reali. Per quanto vuoi tentarne di dare un rappresentazione fotografica, quella poi non coincide più con la realtà che è sempre più avanti.
Così è quando sei di fronte a un processo vivo. Questa è la sua forza.
Il 16 e 17 giugno, dovremo dare visibilità a questa vitalità.

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