25 settembre 2006

L'appello della Costituente Se Sez. It. (24_09_06)

1. PARLIAMO DI EUROPA. MA QUALE EUROPA?

- Non l’Europa ancella della guerra preventiva e che partecipa come comprimaria al tentativo di far precipitare il mondo dentro il baratro del conflitto di civiltà.
- Non l’Europa che mercifica la vita, l’ambiente e i beni comuni e che ne privatizza l’accesso compromettendo ulteriormente gli equilibri del pianeta.
- Non l’Europa dei banchieri, dei tecnocrati e degli istituti sopranazionali di regolazione dei mercati, organismi ademocratici, che vogliono, attraverso Mastricht ed il Patto di Stabilità, imporre ai popoli e ai Parlamenti una camicia di forza che già ha prodotto una crisi profonda e i cui frutti amari sono stati pagati dai lavoratori e dai ceti popolari.

- Non l’Europa che rinuncia ad innovarsi lungo il solco di una cos truzione complessa e contraddittoria, ma originale di conquiste sociali e del lavoro e si immiserisce nella copia del modello sociale ed economico statunitense.

- Non l’Europa del Trattato Costituzionale liberista che costituzionalizza il mercato invece dei diritti e attribuisce i poteri ai governi invece che al processo democratico che viene dai popoli e dai Parlamenti.

- Non l’Europa che si illude di arroccarsi dentro una fortezza chiusa , che ricaccia indietro, fuori dalle proprie frontiere o fuori dal sistema dei diritti sociali e umani, i popoli dei migranti che fuggono le guerre e le miserie provocate dal mondo verso il quale si recano.

- Non l’Europa che rinnega le proprie radici culturali meticcie, frutto di incontri tra culture differenti, per regredire verso culture xenofobe, antisemite, razziste.

- Non l’Europa delle discriminazioni verso modi di vita, comp ortamenti, orientamenti sessuali differenti.

- Non l’Europa patriarcale e autoritaria che discrimina le donne e declina la differenza di genere come annullamento delle culture critiche che le donne hanno costruito in questi anni, dentro percorsi autonomi e di movimento.


PARLIAMO DI UN’ALTRA EUROPA

- Un’altra Europa che è in cammino.

- Una Europa che, dentro l’onda lunga dei nuovi movimenti, ha innovato culture politiche e pratiche di movimento.

- Una Europa della pace che ha visto l’irrompere di un movimento straripante che ripudia la guerra, capace di restituire la voce ai popoli che la spirale della guerra e del terrorismo vuole invece ammutolire.

- Una Europa del lavoro che ancora fatica a connettere vertenze che, per essere vincenti, chiedono una unificazione su scala europea.

- Una Europa impegnata contro la precarizzazione del lavoro e della vita, frutto sistematico della globalizzazione neoliberista, che ha profondamente cambiato la vita della maggioranza delle donne e degli uomini, specie dei giovani, e in cui si manifestano forme inedite di alienazione e di sofferenza.

- Una Europa dei diritti che contesta coraggiosamente la vergogna dei centri di detenzione per i migranti e pone il tema ineludibile dei diritti di cittadinanza.

- Una Europa che non dimentica l’orrore scaturito dal suo seno del fascismo e del nazismo, l’olocausto, la Re sistenza che è l’origine delle Costituzioni democratiche del dopoguerra e dentro quel solco fecondo intende rinnovare la democrazia e le sue istituzioni.

- Una Europa della solidarietà e del dialogo, del riconoscimento delle differenze, della loro ricchezza e della loro pari dignità.

- Una Europa che lotta per difendere la propria ecodiversità, forte di una critica radicale a tutti i modelli sviluppisti che causano danni che possono risultare irreversibili e che propone una società ecologica e solidale.


- Una Europa che, accanto e contro vecchi e nuovi fondamentalismi, anche nella ricerca di nuove spiritualità e in una critica, nel cristianesimo e in altre confessioni religiose, al consumismo sfrenato e all’idola tria del mercato, esprime un moderno anticapitalismo.

- Una Europa che cerca nuovi percorsi di libertà economica anche nella diffusione delle idee, delle culture, delle opinioni che rompano i monopoli che impediscono una loro circolazione e fruizione senza barriere o filtri.

- Una Europa che si pone l’obiettivo della ricostruzione del Mediterraneo come sistema unitario, comunità stabile di cooperazione culturale, politica, economica in grado di realizzare un nuovo e sano rapporto tra bisogni e sistemi produttivi e di recuperare pace e dignità per i popoli che lo abitano.


2. PARLIAMO DI SINISTRA. MA QUALE SINISTRA?

- Non la sinistra che, lungo il corso di una stagione politica che dura ormai alc uni lustri, si è illusa di governare la globalizzazione neoliberista e ne ha accettato i paradigmi e l’orizzonte.

- Non la sinistra che ha rinunciato a tenere aperta una riflessione di fondo di critica dell’esistente.

- Non la sinistra che ha ritenuto che la caduta dei regimi del cosiddetto socialismo reale abbia determinato la fine della necessità e possibilità di trasformare il mondo.

- Non la sinistra con la testa rivolta all’indietro e che ancora non recide il legame ideale con quei regimi e la loro cultura politica e ancora si definisce dentro un campo presunto dell’ortodossia.

- Non la sinistra che non ha innovato le sue culture, che ha avuto nei confronti d ei nuovi movimenti atteggiamenti aristocratici e spocchiosi e che non si è contaminata con i loro percorsi.

- Non la sinistra che non ha dismesso la pretesa di essere guida dei movimenti.

- Non la sinistra che non è stata in grado di cogliere la radicalità del movimento per la pace e ancora tenta di riproporre una logica di campo, sbagliata ed illusoria.

- Non la sinistra che considera secondarie o subalterne le culture critiche che vengono dal femminismo, dall’ambientalismo, dal pacifismo.

- Non una sinistra sociale e di movimento che si chiude al rinnovamento della politica e ricerca con il potere una mediazione di carattere lobbistico

PARLIAMO DI UN’ALTRA SINISTRA

- Una sinistra che ha innovato le sue culture politiche di provenienza.

- Una sinistra comunista che coraggiosamente si è messa in discussione , che non smette di interrogarsi, che ha compiuto una critica radicale delle esperienze del socialismo reale e che pensa a come oggi possa essere riproposto, dentro un movimento reale, il tema della trasformazione.

- Una sinistra socialista che ha compiuto una critica altrettanto radicale delle culture riformiste e della loro deriva dentro la logica della compatibilità dettata dalla globalizzazione neoliberista.

- Una sinistra sociale che ha radici profonde nel mondo del lavoro, d entro le nuove e vecchie contraddizioni prodotte dalla globalizzazione neoliberista e propone la fuoriuscita dalla precarietà che da condizione estremizzata dei rapporti di lavoro, si fa sistema generale che informa a sé i tempi di lavoro , della vita sociale e di quella di relazione.

- Una sinistra ambientalista che pratica la critica ai modelli sviluppisti, che riconosce la connessione fra dimensione locale e planetaria delle contraddizioni, che propone, nella critica alle culture antropocentriche, nuovi stili di vita per un nuovo rapporto fra le specie e i diritti del vivente non umano.

- Un pensiero e una pratica che superando ogni “campismo”, prospettano una nuova cultura pacifista, che parla non solo dei conflitti e dei grandi squilibri del mondo, ma anche della solidarietà concreta, del volontariato, de lla diplomazia dal basso.

- Una cultura femminista che non solo ha innovato il linguaggio , le relazioni tra le persone e le pratiche di movimento, ha scoperto un pensiero, quello della differenza di genere, che è indispensabile per ogni progetto di trasformazione.

- Un pensiero di matrice cristiana e religiosa che dalle proprie forti convinzioni filosofiche e etiche trae la necessità , come fu l’esperienza italiana dopo il Concilio Vaticano II, di un maggior impegno per gli altri e per la società.

- Una cultura laica che parla del superamento delle discriminazioni e del riconoscimento della pari dignità delle scelte personali nella sfera delle affettività , delle relazioni e degli stili di vita.

- Una cultura delle libertà che parla dell’abbattimento delle frontiere , della libera circolazione delle persone, dei diritti di cittadinanza e anche della rottura degli ostacoli frapposti da poteri oligopolistici e pervasivi dell’informazione, dei media e della rete alla circolazione libera delle idee, delle conoscenze, degli scambi.

Tutte assieme , sinistre che fanno della critica al potere un punto di fondo della proprio riflessione e del proprio orizzonte politico e culturale.

La critica al potere come “presa del Palazzo” o come accesso alla “stanza dei bottoni”, per ripensare un processo più profondo che parta dal cuore della società , dalla modificazione delle culture prevalenti dentro un corpo a corpo nelle viscere delle contraddizioni sociali, del confronto tra culture, idee,valori. Una critica al potere che è critica di ogni idea verticist ica del governo, e che è originale pratica e delega della cessione del potere, ai lavoratori e ai cittadini.

La critica del potere parla anche della necessità di una riflessione sulla crisi della politica, sulle caratteristiche specifiche che, dentro quella cornice, assume la crisi profonda della forma partito, della necessità di innovare profondamente il rapporto tra società , movimenti, partiti, rappresentanza, che non elude il tema dei costi della politica, del prevalere, anche dentro forme organizzate che si propongono il tema generale del cambiamento, di fenomeni di regressione verso la burocratizzazione dei gruppi dirigenti, di una separatezza dei ruoli istituzionali, di verticismo di delega, che si trasforma in passivizzazione e mortificazione di esperienze reali e originali che pure si manifestano nei conflitti del lavoro, nelle lotte ambientali, nelle vertenze territoriali, nei grandi appuntamenti dei Social Forum e in quelli di movimento.
Elementi di inquinamento e di vera e propria regressione che investono la politica tradizionale , ma che non risparmiano anche associazioni e movimenti.

Sinistre che hanno scelto la nonviolenza come scelta di fondo dell’agire politico. La nonviolenza è strettamente correlata alla critica del potere e assume un carattere rivoluzionario come spostamento del conflitto da una logica militare e di apparati a quello della partecipazione , impone una radicalità che parla della coerenza dei mezzi usati con i fini perseguiti, che parla di un processo di liberazione non rinviato ad un futuro indeterminato, ma come pratica che avanza giorno per giorno.

Sinistre che riflettono criticamente sul rapporto tra uguaglianza e libertà, a come esso è stato declinato nel 900 e che parlano della necessità di porre assieme insieme la classe e le persone, i diritti del lavoro e sociali a quelli individuali e di relazione.

Riconosciamo nell’esperienza del Partito della Sinistra Europea un riferimento essenziale ancora nella sua fase iniziale ed embrionale nella prospettiva della nascita di una esperienza di sinistra che sappia affrontare le nuove contraddizioni.
Questa Sinistra Europea è la novità politica dell’Europa attuale. Il suo percorso si incontra con esperienze originali che in Paesi di altri Continenti stanno determinando cambiamenti fino a pochi anni fa inimmaginabili. Pensiamo in particolare a quello che possiamo definire laboratorio latinoamericano.
Una sinistra europea che si relaziona con una nuova sinistra latino americana, dentro un processo politico reale di fuoriuscita dal neoliberismo, non secondo un modello prefissato ma attraverso esperienze originali.
Esperienze che parlano di lineamenti nascenti del socialismo del XXI secolo.

In Italia Rifondazione Comunista è il partito della sinistra tra i promotori della costruzione del Partito della Sinistra Europea. Il radicarsi di questa esperienza nel nostro paese , attraverso il percorso partecipativo che stiamo cercando di mettere in moto, trova una sponda importante proprio nell’esperienza di radicalità politica e di innovazione che Rifondazione Comunista ha messo in campo.

Ma altri fatti importanti sono accaduti e stanno accadendo. Dentro al campo plurale delle sinistre politiche, sociali e di movimento , altre forze si sono spinte nella ricerca comune di una nuova soggettività. Soggettività politiche resesi autonome dal progetto di deriva della sinistra riformista verso l’orizzonte liberale democratico; altre soggettività politiche che vengono da esperienze delle sinistre critiche; rappresentanze del mondo del lavoro che sono impegnate nella ricostruzione di una nuova autonomia del sindacato e della democ razia dei lavoratori; realtà sociali, di movimento, con le quali in questi anni è stato condiviso un cammino e si sono intrecciati percorsi; donne e uomini impegnati nella cultura, nel sociale, nella tutela dell’ambiente e in altre forme.
Tutti assieme abbiamo iniziato un cammino comune, abbiamo svolto incontri e dibattiti impegnativi nel corso dei quali abbiamo elaborato e diffuso una “Dichiarazione di intenti” comune, che costituisce una prima linea condivisa di valori, orientamenti, cultura politica, discriminanti programmatiche.
Su quel percorso intendiamo continuare in modo aperto.

Sappiamo da dove partiamo ma non abbiamo un modello prefissato da applicare meccanicamente.
Vogliamo contaminarci con altre culture e con quanti, anche non direttamente coinvolti nel processo che vogliamo aprire, si pongono analoghi interrogativi.

Con questo spirito di apertura e di coinvolgimento, pensiamo che sia finalmente giunto il tempo dell’apertura della fase costituente di una nuova soggettività politica della Sinistra Europea.

Entro la prossima primavera ci proponiamo di dare un primo corpo stabile a questo processo con lo svolgimento di una prima tappa di una Assise Nazionale di fondazione della Sinistra Europea, un processo aperto a cui seguiranno, anche nel corso dello stesso 2007 e oltre, altri impegnativi appuntamenti.

3. UNA SOGGETTIVITA’ POLITICA MOLTEPLICE E PLURALE

Noi proponiamo un esperimento concreto nella direzione di una innovazione delle forme dell’agire politico.

Parliamo di un doppio superamento:
- il superamento dell’idea che una soggettività politica si costruisce per scioglimento o scissione delle forze esist enti;
- il superamento della divisione tradizionale dei ruoli per cui ai movimenti spetterebbe la radicalità di un interesse particolare per passare il testimone al partito cui spetterebbe la mediazione dentro l’interesse generale.

Non proponiamo un assemblaggio di gruppi dirigenti. Vogliamo aprire un percorso costituente che parta dal riconoscimento dell’autonomia , della indipendenza, della diversità di ciascuno.

Proponiamo una alleanza , un patto tra differenti che si riconoscono uguale dignità.
Pensiamo ad una ispirazione di carattere confederale.

Pensiamo a una rete policentrica, alla costruzione di un tessuto secondo una trama di nodi verticali (le reti nazionali) e una trama di nodi orizzontali (le esperienze originali dei territori e delle città).

Per questo proponiamo un processo costituente che consenta di procedere in tutte e due le direzioni.
Per questo proponiamo di costruire in ogni città “Case della Sinistra Europea”, come luoghi partecipati da tutte le esperienze aggregative. La partecipazione deve essere l’elemento caratterizzante la costruzione della Sinistra Europea, come alleanza plurale dentro una ispirazione condivisa.

Non abbiamo un modello organizzativo prefissato o studiato a tavolino, dentro ristretti gruppi dirigenti o delegato a centri studi.
Abbiamo l’obiettivo di determinare dentro una esperienza concreta, una innovazione nelle forme di aggregazione della politica: una soggettività molteplice non riconducibile alla forma partito in cui possano condividere un comune percorso un partito, altre realtà organizzate ed autonome , realtà sociali, rappresentanze ed espressioni del mondo del lavoro.

Vogliamo fare un percorso coinvolgente e aperto. Tutt i coloro, organizzati e singoli, che si riconoscono nel nostro appello, nella prima “Carta di Intenti” che abbiamo proposto e si dispongono a continuare o intraprendere il cammino che proponiamo, saranno coinvolti alla pari nell’impegno comune che decidiamo oggi di assumerci: la fase costituente della Sinistra Europea.

Redazione Portale italiano Sinistra europea

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