12 marzo 2006

I patti territoriali sociali per sradicare la povertà in provincia di Bari

Ancora una volta Bari alla ribalta per una brutta storia di povertà. La morte della piccola Valentina non è il frutto di una tragica fatalità ma l’esito naturale dell’assenza di politiche sociali innovative.

Lo sradicamento della povertà e la lotta all’esclusione sociale non rappresentano le priorità dei nostri amministratori pubblici.

La strage degli innocenti in provincia di Bari non è il costo da pagare in nome di un progresso che ineluttabilmente crea marginalità, non è un freddo numero statistico, è l’emblema dell’inerzia politica ed amministrativa di chi sapendo ed avendo gli strumenti per intervenire non ha mai pensato che la lotta all’esclusione sociale non si fa con le pacche sulle spalle o con la distribuzione di sussidi economici, si fa con politiche di ampio respiro, che guardano ad orizzonti lontani, in grado di integrare i saperi e le pratiche di intervento più innovative.

In una situazione come quella barese caratterizzata da articolati e complessi fenomeni di esclusione sociale, in cui numerosi cittadini si ritrovano in situazioni di deprivazione morale ed economica, gli amministratori pubblici brillano per inerzia.

Da anni chiediamo che la lotta alla povertà in provincia di Bari diventi una priorità assoluta nelle politiche sociali. Mettere al centro lo sradicamento della povertà nella nostra provincia significa assumere coraggiosamente come campo di intervento un segmento scomodo e politicamente poco “produttivo”.

La situazione dei nostri territori richiede scelte coraggiose fatte da amministratori capaci ed animati da un vero spirito di servizio. Elementi essenziali che sembrano ormai spariti dal panorama amministrativo locale.

La necessità di assumere la lotta all’esclusione sociale come assolutamente prioritaria si deve coniugare con un grande disegno di “sviluppo inclusivo” del nostro territorio e con l’elaborazione di modelli di intervento agili ed efficaci. Modelli e pratiche di intervento operativo elaborati negli ultimi anni grazie ai fondi strutturali europei, messi a disposizione delle autorità pubbliche. In verità pochissime amministrazioni, quelle più lungimiranti ed innovative, hanno inserito nei Piani Sociali di Zona la lotta all’esclusione sociale ed alla povertà come priorità assoluta dotandosi di strutture tecniche per combattere l’esclusione sociale.

Sarebbe invece opportuno realizzare un grande campagna di lotta alla povertà partendo da alcune piccole cose: analizzare e studiare i fenomeni attraverso la costituzione di osservatori locali in grado da funzionare come antenne territoriali capaci tra l’altro di elaborare immediati progetti di intervento personalizzati; valorizzare e rinforzare le relazioni tra enti pubblici locali e privato sociale costruendo nuove alleanze tra reti di organizzazioni che operano per l’inclusione delle persone in marginalità; coordinare sotto una regia forte ed autorevole gli interventi di inclusione sociale e di contrasto alla povertà; programmare in forma integrata (sanità, lavoro, welfare) le politiche di contrasto all’esclusione sociale.

Tutto questo significa attivare, costruire e realizzare Patti Territoriali Sociali che assumano la lotta all’esclusione sociale come priorità politica imprescindibile. Per fare questo c’è però bisogno di politici coraggiosi e non di leggere le solite chiacchiere sui giornali al prossimo triste episodio.

* Franco Ferrara e Dino Lovecchio – Centro Studi Erasmo, Collegamento Italiano Lotta alla Povertà.


Gioia del Colle 20 marzo 2006

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